Il Passo San Marco divide la Val Brembana dalla Valtellina. E raggiungerlo in camper è stato tutto sommato più semplice del previsto. Siamo saliti dal versante bergamasco, dove la strada, dal rifugio Madonna delle Nevi, diventa un po’ più stretta e pendente, ma abbiamo visto anche pullman percorrerla.
E’ una partenza intelligente, quella che improvvisiamo in questo sabato pomeriggio. L’aria profuma ancora di estate in pianura e il caldo sole fa venire voglia di partire, anche dopo una mattina di lavoro.
Tra pareri controversi ci dirigiamo verso Passo S. Marco.
Lo scopo di questo viaggio è mangiare a Ca’ S. Marco. Il passo unisce la Valtellina e la Val Brembana, ci troviamo a cavallo tra le province di Sondrio e Bergamo, insomma tra pizzoccheri e casoncei, qui si mangia bene.
La Linea Cadorna
È comunque anche una zona di grande interesse storico perché da lì passa la Linea Cadorna, una serie di fortificazioni che vanno dalla provincia di Varese fino al Mortirolo. È stata voluta dal Generale Luigi Cadorna per scongiurare un’invasione austriaca della Pianura Padana attraverso la Svizzera neutrale. Siamo nella Prima Guerra Mondiale, l’invasione mai avvenne e praticamente la Linea Cadorna fu un’impresa bellica di altissimo impatto finanziario ma di poca utilità bellica. Cercò di utilizzarla pure Mussolini per invadere la Svizzera, ma poi cambiò idea. Fu, invece, campo di battaglia tra partigiani e fascisti durante la Resistenza.
La Strada
La strada per arrivare a Passo S. Marco dalla parte bergamasca presenta tratti di forte pendenza e, soprattutto, gli ultimi tornanti sono un po’ più stretti, ma ci si passa tranquillamente.
Arriviamo avvolti nella nebbia della sera e la temperatura cala velocemente.
Pranzo e camminata
La mattina, al nostro risveglio, dopo una notte tempestosa e turbolenta, ci sono pochi gradi sopra lo zero. In lontananza si vedono i fulmini del temporale che ci ha accompagnati per tutta notte con raffiche di vento violente. Sopra di noi il cielo è sereno, mentre davanti la vista spettacolare sulle Orobie ci rasserena gli animi.
Come ci eravamo ripromessi a pranzo ci sediamo comodamente al rifugio e non avevamo dubbi che non ne saremmo rimasti delusi.
Per smaltire la polenta taragna, e non solo, camminiamo fino al passo tra ruderi della Linea Cadorna, marmotte e ranocchi nei ruscelli, capre e pastori arrabbiati con i loro cani cocciuti.
Torniamo da Heisenberg, la nebbia, ormai, sta già velando il paesaggio, coprendo il tramonto. Un silenzio straniante ci avvolge, in giro non c’è più nessuno. Ci fanno compagnia solo gli orrendi e alti tralicci che come spine su un gambo di rosa percorrono, purtroppo, tutto il versante dagli anni ’30.
Sebbene sia l’unico aspetto che potremmo criticare, perde del tutto peso davanti alla bellezza del paesaggio: non riusciamo a toglierci dagli occhi la meraviglia della montagna e poter stare ad ammirare in pace la valle, soli con i nostri pensieri, in totale libertà e a “casa nostra”, non ha prezzo, anzi è proprio tutto gratuito.
