Una bella avventura quella che vi raccontiamo oggi: alla scoperta di una montagna divisa tra sfruttamento e valorizzazione, dove però la polenta, così come il genepì, non mancano mai. Come sempre noi ci andiamo in camper e ve lo raccontiamo qui.
Valcanale
La Valcanale è una valle stretta stretta. È una valle laterale della più famosa Val Seriana. Non a caso il suo nome indica una valle scavata tra le montagne tanto da assomigliare a un canale. È attraversata dal torrente Acqualina, che nasce dal Lago Branchino e confluisce nel Serio, il fiume di casa nostra tra l’altro, ad Ardesio. L’abitato di Valcanale è posto a 1000 metri e come tutta l’omonima valle è incastonato tra le montagne.
Da Valcanale partono diversi sentieri tra cui il Sentiero delle Orobie Orientale. Nominiamo questo, tra i tanti sentieri che partono da qui, perché per noi, e qui lo diciamo tra le righe, galeotto fu il Giro delle Orobie e chi ci diede rifugio.
Ci vediamo tornare dopo anni e anni in quel di Valcanale questa volta come camperisti e molto meno escursionisti. Cercavamo un sentiero che conducesse a un rifugio per mangiare un bel piatto di polenta taragna. Erano giorni che avevo una voglia esagerata di mangiarmene una bella “basgia”, che in italiano è qualcosa come ciotola o zuppiera.
Dammi 3 parole: Cane, Camper e Dislivello
Nel cercare di assecondare le mie voglie si sono presentati però tre problemi per noi attuali e davvero importanti.
Il primo concerne il nostro scarso livello di allenamento, per cui dovevamo cercare qualche escursione facile e con poco dislivello.
Il secondo ostacolo è rappresentato da Milka, che ovviamente è sempre con noi, ma non in tutti i rifugi il cane può entrare anche se solo per stare sotto al tavolo.
Il terzo e principale pensiero è stato poi il camper.
Cercavamo un rifugio delle Orobie, le montagne bergamasche, sia per vicinanza che per affetto. Non sapevamo però quale scegliere perché avremmo voluto un sentiero che partisse nelle strette vicinanze dal parcheggio del camper.
Già e dove parcheggiare il camper?
Ci è venuta in aiuto Daniela di Due per tre fa cinque, una garanzia in quanto all’abbinata camper montagna. Accogliamo il suo suggerimento che ci dice: Alpe Corte. Qui potete trovare la stessa escursione in veste invernale fatta dalla famiglia di Due per tre fa cinque.
Il rifugio Alpe Corte
L’Alpe Corte è un rifugio situato a circa 1 ora di cammino da Valcanale. Il dislivello è 400 metri, il rifugio si trova a 1410 metri al cospetto del Monte Arera. Il rifugio negli ultimi anni è entrato a far parte di una cerchia di rifugi senza barriere, accessibile anche a chi ha difficoltà motorie.
Sul sentiero, appena ripristinato, infatti, passano anche le jeep dei rifugisti. Il sentiero è una strada della rete silvo-pastorale che passa nel bosco. A tratti è un po’ ripida, ma sempre larga e mai esposta. Il fondo è realizzato in grandissima parte con sassi e ciottoli nel cemento. Il sentiero è chiamato sentiero delle farfalle per il gran numero di esemplari che si possono osservare tra le fronde degli alberi da primavera all’autunno inoltrato.
Il parcheggio per il camper
Il camper trova spazio in due appositi parcheggi di fronte al lago artificiale di Valcanale, un bel laghetto contornato da un fitto bosco, dove è già possibile concedersi una passeggiata rigenerante, tra cascatelle del Acqualina, funghi e fasci di legna accatastata pronta per le stufe. Anche qui, come al rifugio, l’Arera fa capolino su in alto oltre il bosco, che solo adesso si sta colorando di rosso, giallo e arancione.
Una passeggiata piacevole è anche quella che ci conduce al centro di Valcanale, attraversando la contrada Babes, che è una serie di vicoletti che profumano di camini accesi.
Per dare inizio al nostro trekking invece una volta lasciato il camper si segue la via Alpe Corte che si allontana dal centro abitato e che conduce all’inizio del sentiero più a nord.
Ex stazione sciistica
Dove inizia il sentiero, la strada asfaltata prosegue dall’altro lato, ma è sbarrata per ragioni di sicurezza. È sbarrata da una ventina di anni, da quando Valcanale ha cessato di essere stazione sciistica. Conduce all’abbandonato albergo Sempreneve dove c’erano gli impianti di risalita e dove per anni si veniva con l’oratorio. Tutta la storia intorno agli impianti e strutture turistiche della Valcanale è ambigua e si dipana tra il voler dare risalto alla località e la speculazione smisurata a scapito del rispetto della natura. Ma se questo è il piede con cui partiamo nella nostra escursione dovremo invece presto rivalutarlo e cambiare prospettiva, perché un’inaspettata sorpresa ci attende molti passi più in là.
Pranzo e dopo pranzo
Come da indicazioni dopo un’ora di cammino arriviamo all’Alpe Corte e ci concediamo un bel pranzo con polenta, formaggi e pizzoccheri. Rifocillati per bene decidiamo di proseguire l’escursione andando verso l’Alpe Neel e poi ancora il rifugio e il lago del Branchino. Qui capiamo la Valcanale, qui veniamo sorpresi dal valore intrinseco della montagna, una montagna fatta non solo di escursioni, ma di tradizione, di convivenza, di cultura e storia.
Alpe Neel
Tutta la conca dell’Alpe Neel, infatti, è stata oggetto di un progetto della provincia di Bergamo per valorizzare il foraggio pregiato ed ostacolare l’espansione dei cespugli. Quando noi arriviamo all’alpeggio ormai le mucche non ci sono più, ci sono però tre cavalli.
La prima baita che si incontra è la baita bassa a 1559 metri ed concessa in comodato per uso escursionistico. Fantastica.
La baita di mezzo si trova a 1613 metri ed è condotta dal mandriano che vende il formaggio. Noi purtroppo ci dilunghiamo poi al lago e non facciamo in tempo ad acquistarne. Peccato.
Infine la baita più alta è stata trasformata in rifugio solo nel 2008.
Il rifugio Branchino
Il rifugio Branchino si trova a 1800 metri e è a ridosso del lago che però dal rifugio non si vede. Rientra insieme al recupero delle alle due baite all’intervento per rendere l’alpeggio un modello di eco sostenibilità dove la montagna venga davvero valorizzata. Da qui si vede la Valcanale, si vedono anche i ruderi delle stazioni di arrivo delle seggiovie dei vecchi impianti di risalita. Si vedono anche i pilastri di cemento a ricordo di quando l’uomo voleva fare del lago del Branchino l’ennesimo sfruttamento idrografico tentando di costruire una diga all’inizio del ‘900. Poi però si accorse che nonostante il cemento il fondo del lago non era del tutto impermeabile e abbandonò insieme all’opera anche i pilastri di cemento.
Il lago Branchino
Il lago Branchino non ci è sembrato proprio in piena forma, per via della pochissima acqua presente. Il lago Branchino è posto su rocce calcaree in una conca naturale ed è alimentato solo da sorgenti sotterranee e di scioglimento delle nevi e l’inverno passato è stato poco nevoso e ora se ne vedono le conseguenze. È uno dei pochi laghi formatosi per impermeabilizzazione in un’area calcarea come questa dove le acque tendono a sprofondare. Il lago è posto poco più in basso dell’omonimo passo che collega la Val Seriana alla Valle Brembana. Proprio per questa sua posizione intorno al lago è sorta una delle tante leggende che animano le Prealpi Orobiche con i loro laghi, cascate, grotte, pianori o creste montuose.
La leggenda del Branchino
In genere vengono tirati in ballo giovani amanti, invece nel caso della leggenda del Branchino c’entra un vecchio saggio.
Si racconta che in un’estate particolarmente arida e poco piovosa i bergamini, i pastori delle mandrie, della Valle Brembana trovandosi in difficoltà portarono di nascosto le loro bestie ad abbeverarsi al lago del Branchino. All’epoca però solo gli alpeggiatori della Valcanale potevano portare le bestie al pascolo al lago di proprietà del Comune di Ardesio.
Successe che i brembanesi vennero scoperti dagli ardesiani che decisero però di consentire a quelli della Val Brembana di portare le mandrie al Branchino, ma solo se questi avessero giurato che quella terra intorno al lago appartenesse alla Val Brembana.
I bergamini presero allora un vecchio del loro paese Roncobello e gli dissero di spergiurare tanto a lui poco restava ancora da vivere. Il vecchio che era vecchio sì e quindi anche saggio prima di salire al lago si riempi le suole delle scarpe di terra presa a Roncobello, in Val Brembana.
Salì al lago e dichiarò:
giuro che i miei piedi poggiano su terra brembana
Da allora rassegnati gli abitanti della Valcanale dividono la proprietà del lago con i brembanesi. Il vecchio morì poco tempo dopo il suo giuramento, preso dai sensi di colpa.
Oggi si dice che più nessun mandriano riesce a portare di notte le bestie al pascolo al lago perché queste sembrano impazzire e scappare come inseguite da un cavaliere di fuoco, un cavaliere con la terra nelle scarpe.
Con la storia nel cuore torniamo che il sole sta già calando velocemente. Quanto è magica la montagna e Valcanale che da una parte ha una montagna sfruttata, violentemente deturpata dall’uomo e dall’altra una montagna accessibile, valorizzata, apprezzata, educativa, esemplare.
INFORMAZIONI:
-Prezzo Sosta: parcheggio gratuito
-Costo pranzo in rifugio: 22,00 Euro in due persone
INDIRIZZO DELLA NOSTRA SOSTA | Valcanale, parcheggio Rifugio Alpe Corte; coordinate GPS 45.94942, 9.85048 (descrizione, prezzi e voto sulla nostra mappa). |
PERIODO DELLA VISITA | Ottobre 2019 |
COSA FARE E PUNTI D’INTERESSE | Trekking, escursioni |